giovedì 28 maggio 2009
Centranthus ruber, gananofero.
Foto di gturs
Tempo fa ho avuto il piacere di essere contattata dal Sig. Moreschi di Sanremo fotografo storico della città dei fiori, coautore insieme a G. Nicolini del libro Fiori di Liguria, il quale mi scrisse di rivolgermi a lui qualora avessi avuto intenzione di parlarvi dei fiori spontanei che colorano la nostra terra, perchè mi avrebbe inviato le schede aggiornate.
Ieri l'ho fatto e lui molto gentilmente mi ha inviato la scheda relativa al Centranthus ruber.
In questo periodo questo fiore colora abbondantemente le nostre campagne dando ad esse un aspetto colorato e piacevole da guardare, anche se incolte.
Qui da noi li chiamano gananoferi e un tempo venivano raccolte le foglie per essere mangiate in insalata, non le ho mai provate, ne sono tentata........
Le fotografie si riferiscono soprattutto ai fiori, belli ma poco durevoli, peccato.
Ho un piccolo dubbio su come ho scritto il nome dialettale, se a leggermi è qualche autoctono, accetto le dovute correzioni.
Testo inviatomi dal Sig Moreschi fotografo in Sanremo e coautore insieme a G.Nicolini del libro "Fiori di Liguria"
La Valeriana rossa
(Specie del Genere Centranthus)
Centranthus ruber: Erba da vacche a Borzoli, Scannacrave a Noli, Galin-a grassa a Lavagna, Erba de crave a Sanremo, Basan-a grassa a Genova, Basan-a sarvaega Erba grassa a Voltri, Fava grassa a Pegli, Cannerezza o Roccairoexe ad Imperia, Cannuazzu a Cogorno, Canna Rossa a Bordighera, Gioxia a San Bernardo, Courelli a Montalto, Canaréza ad Alassio, Valeriana russa a Pietra Ligure.
Foto di gturs
Le Valerianacee interessano, particolarmente la flora delle regioni temperate e montane del vecchio mondo soprattutto quelle dell'Europa centrale e mediterranea, ma con qualche specie arrivano sino all'area caucasica, nepalese e giapponese.
Tre sicuramente sono i Generi di questa famiglia che insistono, nella flora ligure perché oltre alle sette Valeriana, vi si trovano anche le otto specie del nuovo Genere Valerianella, e le tre specie di Centranthus (o Kentranthus) fra le quali merita una menzione particolare il Centranthus ruber, una delle piante maggiormente diffuse sulle colline della Liguria, apprezzata da tutti per le vistose macchie rosate dei grandi corimbi fioriti, ma poco conosciuta nei suoi importanti riflessi utilitari.
Chiamata nel volgare nazionale "Valeriana rossa", ma può avere fiori bianchi, non è solamente in grado di fornire tutti i possibili impieghi medicinali e curativi delle Valeriane, anche se con princìpi più blandi, ma i suoi germogli e le giovani foglie, sono una delle insalate più saporite ed economiche perché costano, solamente la fatica di una gita negli incolti dove cresce abbondantemente per tutto l’anno.
Anche le radici, se si gradisce il loro sapore amarognolo permettono la preparazione di nutrienti minestre a funzione depurativa.
I contadini Liguri la riconoscono con una nutrita serie di battesimi, gran parte dei quali, sembrano sottintendere un uso foraggiero per i diversi erbivori da allevamento.
In estate, il Centranthus ruber è una spruzzata di colore su rocce, vecchi muri e scogli delle zone a clima secco dove solo farfalle ed altri insetti muniti di lungo apparato boccale, attirati dal dolce profumo, riescono succhiare il nettare dal fondo della stretta corolla.
I frutti, quando sono perfettamente sviluppati hanno in dotazione piccoli paracadute pelosi, grazie ai quali si affidano al vento.
Foto di gturs
Centranthus ruber
Il nome Centranthus, deriva dalle parole greche "kentron" e "anthos", (sprone e fiore), per sottolineare la presenza di una lunga appendice conica posta lateralmente al tubo corollino. Il suo magazzino di sostanze medicinali annovera zucchero, mucillagine, gomma, resina ed enzimi, un olio essenziale di colore azzurro-verdastro composto da borneolo, canfene, pinene, acido formico ed acetico .
Il Centranthus ruber viene sovente utilizzato per abluzioni calmanti e lenitive perchè il suo profumo è meno aggressivo di quello della Valeriana; la cosmesi biologica ne ricava un decotto per bagni facciali rilassanti. Sciolto in alcool combatte efficacemente la forfora ed attenua, sia le leggere irritazioni cutanee, che la presenza di brufoli.
Il Centranthus ruber non da assuefazione e viene sovente associata al Biancospino; si ottiene così una buona azione antispasmodica che cura a dovere le nevrastenie, l'insonnia, ed ha effetto calmante anche nei confronti dell'apparato digerente quando si mescola alla Passiflora.
Presso alcune popolazioni europee viene considerato ispiratore di sentimenti amorosi e leggermente afrodisiaco, tanto da essere incluso nelle ricette dei filtri d’amore. Anche questa lussureggiante specie spontanea è stata accreditata in passato di oscuri legami con il mondo della magia soprattutto ci si è affidati alle sue radici polverizzate, ben chiuse in sacchetti, per proteggere casa e raccolti dai fulmini; portando un mazzolino di sole foglie c'era la sicurezza di rasserenare gli innamorati dopo una baruffa.
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Centranthus angustifolius DC. (V- VI. Nasce nelle zone pietrose dai 600 sino ai 2400m). E’ pianta a base suffruticosa, glauca, cespugliosa, alta sino a 70cm. Ha foglie inferiori e superiori lineari. I fiori, a corolla rosea, sono portati in corimbi densi e terminali e sono muniti di sperone lungo più dell’ovario.
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Centranthus calcitrapa DC. (Annuale- III- VI. Cresce negli incolti sino ai 600m). E’ pianta glauca, con fusti eretti, alti sino a 40cm. Ha foglie basali spatolate ed a punta arrotondata e margine crenulato; le superiori sessili e pennatosette. I fiori a corolla rosea, sono portati in corimbi densi e sono muniti a metà del tubo di un corto sperone.
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Centranthus ruber DC. (III- VIII. Comune in tutta la regione cresce in grandi masse negli incolti fiorendo in pratica per tutto l’anno, sino ai 1200m). E’ pianta a base legnosa, glauca, cespugliosa, a fusti ramosi, alti sino a 70cm. Ha foglie inferiori picciolate ed ottuse, ovali triangolari; le superiori ovali lanceolate, più o meno abbraccianti. I fiori hanno corolla rosea, porporina o bianca, sono portati in corimbi composti formanti una pannocchia terminale e sono muniti di sperone lungo il doppio dell’ovario.
Foto di gturs
Come raccoglierli e coltivarli
Il Centranthus necessita di molto sole, terreno sciolto e sabbioso, magari inserito nelle tasche del rock garden o nelle crepe dei muri dove dimostra abitualmente di trovarsi a suo agio.
Nel giardino le semine si svolgono secondo le cadenze annuali, ad ottobre, epoca in cui i semi sono ben maturi o la primavera successiva.
Per la divisione dei cespi è bene attendere il periodo autunnale di riposo o la fine dell’inverno.
Dopo la fioritura possono essere potati drasticamente.
Per consumarne le tenere foglie primaticce è bene trattare il Centranthus come una comune insalata da taglio riseminandola più volte a distanza d'un mese.
Spero che questo sia il mio primo post in collaborazione con il Sig. Moreschi che mi auguro di conoscere al più presto personalmente.
7 commenti:
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E anche oggi abbiamo imparato qualcosa di nuovo!
RispondiEliminaGrazie Rob, buona serata!!
manca il casteluzzo: "laiteire", anche se di latte non ne hanno, evidentemente ne facevano fare tanto alle capre....
RispondiEliminabella pianta e bei fiori, ora...
La passione che ci metti per questo blog e grande, si vede lontano un miglio. Grazie per l'ennesima lezione di botanica. Buona serata e buona vita, Viviana
RispondiEliminaA Vallebona si chiama "canarotu". Esiste anche bianco...
RispondiEliminaAnche a Soldano si chiama "canarotu" (r non vibrante, di articolazione palatale o velare - come in "auriva").
RispondiEliminaC'è tanta storia dietro un fiore, una pianta, dietro una specie. A volte leggendo le cronache dei viaggiatori di un tempo si scoprono piacevoli e sorprendenti caratteristiche, legate spesso a tradizioni e leggende locali. Ancor più quando la specie proviene da terre piene di miti.
RispondiEliminaBuona serata.
Rino, viaggiatore.
Una scheda dettagliata e completa. Complimenti al signor Moreschi e a te che l'hai proposta.
RispondiEliminaUn caro saluto.
annarita