Autoritratto di Mario Cassini
Mario Cassini è stato un nostro compaesano che durante la prima grande guerra, fu fatto prigioniero dagli austriaci.
Durante i tre anni di prigionia, scrisse un diario che, grazie al nipote, Gian Mario Cassini si è conservato sino ad oggi.
L'amico Paolo Veziano lo ha trascritto riportando ciò che fu scritto ben novanta trè anni fa.........
Mario Cassini svolgeva la sua attività di falegname a Isolabona, dove insegnava anche musica, era infatti il maestro di musica della banda del paese.
Era considerato un uomo un po' burbero, ma sicuramente fu un uomo con molte qualità artistiche e soprattutto fu capace, scrivendo questo diario, di trasmetterci un aspetto storico della prima guerra mondiale, quello della vita del prigioniero senza sottovalutare alcune importanti considerazione di carattere sociale, analizzando il mondo che lo circondava durante il suo trasferimento quotidiano dal campo alle zone di lavoro.
Avremo modo e tempo di conoscere meglio il personaggio e i suoi scritti.
Oggi, visto che siamo nel mese di agosto, vorrei condividere con voi il paragrafo dal titolo " Agosto cettriolo"
[...]
Agosto cettriolo
Il fante è nutrito di buone speranze, canta salta come un pazzo, già somiglia che abbia il tascapane in spalla per andare in Italia. I telegrammi si ricevono al n. 100.
Corre voce del cambio di prigionieri, e per l’Ottobre o Novembre la partenza è sicura. Queste notizie vengono spacciate in un certo modo che bisogna credere.
Hai prigionieri viene fatto un timbro a fuoco sul braccio destro e questo è incancellabile. Qualunque prigioniero di qualunque potenza viene mandato a casa sua, (troppa fortuna) essendo noi uomini fuori combattimento. Se in seguito venissimo mandati al fronte un’altra volta e che fossimo un’altra volta fatti prigionieri sarestimo riconosciuti dal nemico per mezzo del timbro a fuoco sul braccio e allora la potenza di questi perderebbe il deposito, cioè qualche miliardo. Questo telegramma è ben basato, mah! Intanto con il primo agosto questa gente qui sono usciti con un nuovo vegetale, ma si vede che gli austriaci ci hanno molto riguardo a noi prigionieri; stante la calda stagione ci hanno procurato un po’ di rinfrescante, e di questo ce lo danno anche economicamente perché potrebbe farci male. Che sarebbe questo nuovo piatto?
Due vagoni, cioè 60 quintali di cetrioli.
Al giorno fave, ed alla sera un cetriolo; figuratevi un uomo sui 25 ho 30 anni andarsi a dormire con un cocomero in corpo. Prima di mangiarlo si tirava la cinghia, ed un altro buco si faceva passare appena mangiato, pane sempre il misero quinto. Questo durò sino al quindici: speriamo che di questo non ce ne facciamo tanta lungaggine.
Però unito a questo vagone di cocomeri scarichiamo pure un vagone tra zucchero rum e tè, il quale alla mattina nessun si dimentica di andarlo a prendere, avendo ognuno di noi un po’ di pane italiano e con questo si fa una discreta zuppa a forma di caffè.
Dopo una breve pausa
Siamo al 20 Agosto, e la cura del cetriolo è rinnovata. Il magazzino non è ancora spicciato che arriva altri vagoni dello stesso genere.
Ora questo invece di mangiarlo alla sera ce lo danno a mezzogiorno con una razione di carne di cavallo, come già vi dissi che pochissimi la mangiano, quando non è carne è pesce di mare di questo poi nessuno ne mangia, chi suole sentire una puzza strana anche in cucina vicino a questo pesce. Nei primi quindici giorni avevamo le fave; ed ora invece al posto delle fave cioè alla sera abbiamo la foglia di barbabietola.
Povera cinghia deve stare sempre tesa un giorno ho l’altro si strappa.
Però con il 20 corrente invece del quinto di pane ci diedero il quarto, ma la pagnotta è più piccola, vale a dire che abbiamo sempre i 200 grammi come il quinto e non di più, e levandoci le fave veniamo a conoscere che abbiamo meno vitto.
Ma non solo scaricano i cettrioli, ma quattro o cinque volte la settimana scaricano anche qualche vagone di pacchi; senò questa salita nessun alpino d’Italia riuscirebbe a farla.
Con il mio compagno che ho qui vicino parecchie volte gli e lo dissi: Mi stona che non ci facciano mangiare zucche. Queste sarebbero anche adatte per far lunga la guerra, con un grano di questo seme possono raccogliere circa cinquanta kg. di questo genere da fare un rancio per tutto l’accampamento, ma! Se a questo ci ho pensato io ci ha pensato anche Carlo, to! Sono arrivate. L’altro ieri il fante venendo dal lavoro entra in baracca con questo telegramma. Ragazzi: c’è da scaricare un vagone di mortadelle, mettiamo un po’ di buona volontà che queste sono esclusivamente per noi, e difatti arriva le sentinelle radunano la corvè e la portano alla stazione che è a cento metri dall’accampamento. Questi le mettono l’un dietro altro e passando vicino ad un vagone ognuno si carica una zucca o due che erano la bellezza di 10 kg.
Povero fante; morir non si morirà, ma grandi sono i patimenti.
Ma che siamo! Maiali? Non sanno più cosa farci mangiare? Dicono che questo anno la guerra deve finire, ma come fa a finire? Fin tanto che abbino ferro fa fare proiettili la guerra non finisce, perché il vegetale non ci manca.
Bisogna notare che noi della sua raccolta non ci facciamo nessun consumo tranne che quel misero quarto di pane, del resto sia pesce aringhe baccalà questo nella raccolta non ci sta, e neanche zucche, cocomeri, rape, foglie di barbabietola e neanche quei puzzolenti cavoli che facendone delle buone raccolte ne riempiono botti e ce li conservano per l’inverno, questi essendo molto nutrienti ce li lasciano per quando fa freddo è dai 22 ai 26 gradi sotto zero, che questi bolliti senza sale ci fanno diventare rospi e svelti come lumache.
Tra fagioli fave polenta e patate (che questo sarebbe di prima raccolta) messo tutto insieme farebbe appena il rancio d’un mese, il rimanente sarebbe tutto di seconda e terza raccolta. [...]
La nostra storia è fatta anche da queste testimonianze......mai dimenticare.
sabato 8 agosto 2009
Dal diario di Mario Cassini, " Agosto cettriolo"
12 commenti:
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già mai dimenticare... soprattutto quando si pensa che la fame che hanno patito i nostri vecchi in altri paesi la stanno ancora subendo. Sempre interessanti i tuoi post
RispondiEliminami ha fatto proprio piacere conoscere questo personaggio di cui non avevo ancora sentito parlare!!! ciao e...grazie per le "monete"...buona domenica!
RispondiEliminaQueste sono le testimonianze che fanno la storia, nel bene e nel male!
RispondiEliminaGrazie per averla proposta Roberta, e buona serata!
Sia nel passato che nell'odierno la fame è sempre protagonista di varie storie... esistono persone che vivono di stenti... senza pensare al terzo mondo...
RispondiEliminaCiao Roberta di questo personaggio non ne avevo mai sentito parlare... e ti ringrazio di aver postato la sua storia per farla conoscere...
Dolce notte e buona domenica un abbraccio
PS: trq capita a tutti di latitare per vari motivi... e cmq siamo in estate e si ha bisogno di staccare la spina... baciotto
Ciao Roberta, grazie di averci fatto conoscere Mario Cassini. Ho letto con piacere e affamata di sapere il tuo post.
RispondiEliminaLa fame è una brutta bestia, solo chi la conosce la capisce.
Buona Domenica.
Importante testimonianza quella di questo post. Lo farei leggere anche a molti dei nostri ragazzi, la mia per prima...
RispondiEliminaUn caro saluto!
Testimonianze per capire e decifrare un periodo della nostra storia. Ecco perché è importante andare alla base della ricerca storica, dei documenti...
RispondiEliminaRino.
Grazie Roberta dell'augurio... cosa che contraccambio di vero cuore anche a te... quindi passa una fantastica serata sotto una miriade di stelle... abbraccioni e bacioni
RispondiEliminaIl tuo post mi è particolarmente piaciuto per tanti motivi. Te ne cito due entrambi per due curiose coincidenze. Il primo quello che Mario Cassini faceva di mestiere cioè il falegname. Sin da piccolo a me sarebbe piaciuto diventare falegname, chissà perchè. Il secondo quello della fame che ho vissuto sulla mia pelle durante la seconda guerra mondiale, specialmente durante l'occupazione
RispondiEliminanazista fino alla liberazione degli anglo-americani: 1943-1944.
La fame è una brutta bestia e a Roma in quel periodo l'abbiamo sofferta in molti. Un diario interessente anche per la semplicità con cui è stato scritto.
Grazie per averlo pubblicato.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaFanno sempre riflettere le vicissitudini patite in quei tempi.
RispondiEliminaCiao Roberta
RispondiEliminaviene un attimo da me ...... :-)
se per caso ho pubblicato altri post quello interessato è questo
http://roccaforte.blogspot.com/2009/08/primi-giorni.html
ciaooooooooooooooooooooo