venerdì 11 settembre 2009
Tarentola mauritanica, conosciuta in Italia come Tarantola Muraiola
Ieri mattina vicino alla mia abitazione ho incontrato questo Geco, sapevo che si trattava di questo piccolo rettile, ma il suo colore e il fatto che fossimo in mattinata e in una zona in pieno sole, mi hanno convinta a fargli una fotografia......o per meglio dire ho cercato di fare una fotografia, il soggetto era in continuo movimento , questa è la meno peggio e si possono vedere le colorazioni marcate del suo corpo.
Ho così inviato una mail a Giancarlo Castello, l'entomologo che mi offre la sua collaborazione che come al solito mi ha fatto avere una scheda dettagliata relativa a questo piccolo rettile, svelandoci molti aspetti positivi.
Giancarlo Castello scrive
[...]
I Gechi, da noi detti labrene, sono considerati tra gli animali più sgradevoli e repellenti, per taluni motivo di vero terrore. In certe zone vengono chiamati Tarantole, allo stesso modo di certi ragni. Nei vari dialetti, con una certa confusione, sono conosciuti come: Scurpiuni, Tignusi, Salamandre, Pistilloni, ecc. Invisi dalla maggior parte delle persone costituiscono invece uno dei rimedi migliori contro qualunque tipo di insetto. Infatti sono coraggiosissimi e astuti cacciatori, ed essendo notturni approfittano del torpore di molte prede durante il sonno, tanto che riescono addirittura a catturare e divorare vespe dal nido. La fantastica struttura dei loro polpastrelli permette loro di arrampicarsi senza scivolare su qualsiasi tipo di parete, compreso il vetro e la plastica lucida. Ciò è dovuto a un sistema che, oltre un fitto ventaglio di lamelle prensili, sembra che sfrutti le leggi del magnetismo. E’ già stato fatto uno studio per imitare tale apparato e applicarlo a speciali guanti adesivi da usarsi in certi lavori. I loro occhi sono a taglio verticale, come i gatti, quindi la pupilla si apre del tutto solo durante la visione notturna. A proposito di gatti, anche i Gechi gradiscono le calde carezze dei loro allevatori. Non rabbrividite, adesso. Queste simpatiche bestiole si possono benissimo allevare, sono affettuosi e molto intelligenti. In certi paesi vengono tenuti sui soffitti degli alberghi per eliminare i parassiti vaganti, a volte insetti molto pericolosi, come la Vinchuca (triatoma infestans) responsabile in Brasile di micidiali infezioni. I Gechi hanno paura di noi, sanno che siamo malèfici e si difendono con la loro presunta bruttezza, che ci suggerisce chissà quali pericolose conseguenze… Ma se ci capitasse di essere meno fifoni e di afferrarli, non potrà succedere nulla, se non vedersi spezzare la loro fragile coda tra le dita. Bisogna tenerli per la testa e carezzarli dolcemente. Non temete le morsicature: le loro mascelle non fanno assolutamente nulla! Conosco molte persone di cultura che ancora oggi credono nella velenosità di questi utilissimi rettili. Vivono benissimo in un terrario per almeno otto anni e potete nutrirli con piccoli insetti vivi, larve della farina o camole della cera, acquistabili nei negozi per l’allevamento di uccelli e di rettili. Imparano presto a riconoscervi e prendono il cibo dalle mani.
La Famiglia a cui appartengono i Gechi è quella dei Geconidi (Gekkonidae in termini scientifici) ovviamente della Classe dei Rettili, Ordine degli Squamati, Sottordine delle Lucertole (Sauri). Nel mondo esistono 1.050 specie di Gechi, in Europa ce ne sono nove, mentre in Italia le specie conosciute sono soltanto quattro e precisamente: Cyrtopodion kotschyi, Hemidactylus turcicus, Phyllodactylus europaeus e Tarentola mauritanica. In Liguria manca la specie Cyrtopodion kotschyi che si trova soltanto in Puglia (si pensa importata casualmente), mentre, sempre considerando la Liguria, il Phyllodactylus europaeus pare sia presente soltanto nelle provincie di Genova e La Spezia.
La specie osservata a Isolabona è la Tarentola mauritanica, conosciuta in Italia come Tarantola Muraiola, originariamente abitatrice degli alberi, adattata attualmente all’esterno delle abitazioni umane. Non vive oltre i 600 metri e riesce a sopportare anche la luce del giorno, ma sempre in uno spazio molto ristretto, mentre di notte il suo territorio vitale è piuttosto ampio e lo difende con tenacia da Gechi estranei. Ama soprattutto le farfalle notturne invischiandole con la saliva. A volte le caccia insieme ad altri Gechi, disposti in piccoli branchi. La Tarantola Muraiola emette anche un lieve verso, un frinìo di protesta, quando viene disturbata. Dalla primavera all’estate, in diverse riprese, la femmina depone le sue piccole uova biancastre che sono adesive e restano appiccicate dentro le fenditure delle pareti o cortecce d’albero secco. Di solito ne depone due (o anche tre) per volta. L’incubazione dura quattro mesi.Il colore che lei ha notato un po' insolito è dovuto soltanto all'ambiente. I Gechi infatti sono per forza di cose mimetici e devono adeguarsi ai colori circostanti. Le specie si riconoscono dalla conformazione e dalle macchie, soprattutto dalla forma delle zampe e delle dita, nonché della testa e le scaglie. Questo per dirle, in caso di perplessità da parte sua, come ho capito che si trattava di una Tarantola. Del resto le specie da noi sono solo tre e non è difficile distinguerla. Purtroppo le foto di Roberta, pur essendo ugualmente interessanti, non mettono in risalto alcuni particolari. Invio perciò la foto di un esemplare della specie considerata. Mi raccomando: d’ora in poi non uccidete i Gechi e parlate loro, per abituarli alla vostra presenza.[...]
Fotografia inviata da Giancarlo Castello
Non posso nascondere che anch'io ho avuto paura di questi piccoli rettili, ma non li ho mai uccisi.
Conosco almeno tre tane-nascondiglio negli anfratti della mia casa, dopo aver letto la scheda di Giancarlo so che in qualche modo mi proteggono.........
Grazie Giancarlo per le belle informazioni che ci regali.
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Aggiunta delle 13,25 di Sabato 12 Settembre
Giancarlo Castello mi ha fatto avere una foto dei polpastrelli, che mostra come sono strutturate le lamelle.
17 commenti:
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nel mio dialetto le chiamo rascaze e, pur sapendo della loro utilità, non mi piacciono, sembrano coccodrilli in miniatura... sulla parete della mia terrazza,in alto, ogni sera ce n'è una... rabbrividisco solo pensandoci... ciao
RispondiEliminaNel mio dialetto le chiamiamo "salamandre"ed è opinione comune che siano potatori di fortuna per la casa che le ospita.
RispondiEliminaCiao Roberta a presto.
Idem come per Raggio in tutto e per tutto, solo la dicitura porta due esse invece che la zeta: rascasse.
RispondiEliminaPur essendo grande e grossa come la fame, ne ho sempre avuto terrore, non mi piacciono anche se so che sono molto utili.
Sono nei pergolati di rusco e le guardo da lontano con diffidenza. Tuttalpiù provo un pò di tenerezza per quelle piccole, ma poi penso che diventeranno grandi come le altre...
Quando ero piccina, mi ricordo che mi trovai a pochi centimetri da questo animale e fu lui a scappare per la paura. A distanza di anni, ne vidi un altro in un terrario e non mi diede nessun senso di paura o schifo. Bel post. Buona vita, Viviana
RispondiEliminaSpesso sulla mia terrazza ne fanno capolino alcune di dimensioni molto diverse. Anche questa sera ce n'erano due che timidamente cercavano di conquistare uno spazio all'aperto per avvicinarsi ad una lampada accesa attorno alla quale erano presenti numerosi insetti. Adesso, che le conosco meglio e che ne ho imparato l'utilità, non mi fanno più paura, anche se mi accorgo che devo fare un certo sforzo per controllarla. Questo senso di paura mi è rimasto da quando ero bambino. Infatti, in Toscana dove abitavo erano chiamate tarantole e considerate molto pericolose. Per questo venivano sistematicamente scacciate e spesso anche uccise.
RispondiEliminaA Soldano le chiamiamo labréna quella che potete vedere
RispondiEliminaqui l'ho fotografata sul soffitto del mio bagno!
credo di non aver mai avuto l'occasione di vederle... sono così comuni?
RispondiElimina@signora in rosso, dalle nostre parti sono molto comuni.
RispondiEliminaInteressante e molto il tuo post. Noi qui a Roma ne abbiamo abbastanza nei nostri parchi e, senza aver mai approfondito il perchè, alcune volte le chiamiamo lucertole altre invece tarantole.
RispondiEliminaQuestione di poca conoscenza della natura.
Nel mio dialetto le chiamiamo "salamandre"; qui in Lombardia non mi è capitato di vederne. In Calabria si; l'ultima quest'estate.
RispondiEliminaBuon fine settimana
Mi sono simpatici i gechi e li considero di buon augurio: a volte stanno immobili per interi giorni e, se infastiditi, scappano via velocissimi. Mi incuriosiscono i polpastrelli coi quali aderiscono alle pareti.
RispondiEliminaEscher, ho un bel poster attaccato in casa.
RispondiEliminatroppo forti i gechi ..... avevo letto male il titolo del post..ed essendo aracnofobico sono entrato con timore .-)
RispondiEliminaChe carino quest'animaletto! Mi fa molta tenerezza...
RispondiEliminaMai visti, Roberta.
RispondiEliminaIn dialetto salentino il geco è chiamato "salimitru". Li ho visti sempre durante la mia infanzia e non mi fanno né schifo né paura perché mio nonno materno, che era un "amico" degli animali, ne allevava uno.
RispondiEliminaDiceva che sono formidabili cacciatori di insetti e in ogni caso innocui.
Un caro saluto.
annarita
Adoro i gechi e tutti i rettili in genere. Ne vidi uno, anni fa, a Rimini. Qui dove abito, purtroppo, non ce ne sono.
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