Sabato pomeriggio in compagnia di gtu, mio figlio, ho fatto un giro in campagna con la speranza di trovare fiori e gemme da fotografare. Purtroppo, complice il freddo inverno, la vegetazione stenta a manifestare la sua rinascita. Gli unici fiori che ho trovato sono le Orchidee Barlia robertiana, ve ne parlai già l'anno scorso in questo post e ad essere sincera neanche tante per il periodo in cui siamo. Ve ne sono molte allo stato fogliare e pochissime già fiorite, come ad esempio questa che potete vedere nell'immagine sopra.
Queste immagini le ho scattate ieri sera nel mio giardino, quando l'oscurità era totale, sono i fiori della Lunaria annua, ve ne parlai qui.
La mia attenzione è stata attirata da un grosso albero di fico che trova ospitalità in una nostra campagna. I fichi sono piante presenti in quasi tutte le campagne, a significare che nel passato rappresentavano una fonte importante di nutrimento. Ho fatto alcune ricerche sul sito del Professor Bartolomeo Durante, Cultura Barocca e ho scoperto che la coltivazione di fichi del Ponente Ligure ha origini antichissime.
Bartolomeo Durante scrive:
FICHI (FICHETI)
[...] La gran quantità, fino al '600, di coltivazioni di "fichi" (spesso detti "ficheti" in coltivazioni aggregate a "vigneti") era dovuta al fatto che per l'assimilazione di zuccheri (data la contrazione dell'apicoltura e della produzione di miele, molto più diffusa in epoca romana ed imperiale) per tutta l'età intermedia i ceti rurali e meno abbienti si valsero del frutto della pianta (appunto ricco di zuccheri) che tra l'altro, di per sè stesso, possiede notevole valore nutritivo e, essiccato, costituisce e soprattutto costituiva un alimento facilmente trasportabile nel corso di viaggi lunghi per via di terra e soprattutto per mare.
Grazie alla dott. Daniela Gandolfi dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera è stato possibile consultare l'ottocentesca relazione del Gallesio sulla tipologia dei FICHI DEL PONENTE LIGURE che rimandano ad una vicenda agronomica antichissima (per quanto talora l'ambiente risultasse danneggiato da calamità varie con conseguente carestia) e dei quali è stato possibile visionare, sui "Disegni dell'Archivio Piuma - Gallesio di Genova" gli ESEMPLARI TIPICI NELL'AGRO TRA VENTIMIGLIA E SANREMO tra XVIII e XIX secolo, esemplari comunque che rimandano a tipologie colturali talmente antiche che sulla origine o introduzione non si hanno tracce nemmeno nel '200, periodo in cui la coltura di queste piante sembra già una costante di consolidata tradizione agricola[...] .
Da questo link si può accedere alla specie di fichi coltivate sul territorio di Ventimiglia
Mentre da questo si può accedere a una galleria fotografica che ci fa scoprire alcune le specie coltivate nell'agro compreso tra Ventimiglia e Sanremo.
Sempre da Cultura Barocca possiamo leggere alcuni riferimenti di atti notarili risalenti al 1200
in cui si parla di fichi:
[...]Dal ducentesco notaio de Amandolesio si deduce come, per questi borghi, le proprietà fossero estremamente spezzettate, coi terreni confinanti quasi sempre appartenenti a 4 proprietari: e in tutti molte terre incolte venivano concesse ad plantandum (o ad medium plantandum ) ed in pastino, cioè furono gradualmente disboscate per favorire, in genere, la coltura delle VITI o degli alberi di FICHI (L. BALLETTO, Agricoltura e agricoltori a Ventimiglia alla metà del Duecento, in "Rassegna Storica della Liguria", (1974), n. 1, pp. 12-3).
Un peculiare contratto di locazione (ad laborandum = per doversi lavorare) aveva la durata di sei anni e l'esempio più significante fu quello stipulato in un atto (19-V-1258, in Ibidem, cart. n. 56, atto n. 207) da Oberto Giudice del fu Raimondo che, come curatore dei fratelli Giovanni e Marineto, appunto concesse ad laborandum a Guglielmo Lorenzi, per un periodo di sei anni, omnes terras cultas et incultas, aggregatas et non aggregatas, da lui controllate in valle Vervonis, a colla de Banchis usque ad acquam Vervonis ad eccezione di quelle già ad altri concesse ad plantandum.
Una vasta proprietà sull'attuale sito di Vallecrosia sino a Vallebona venne quindi affittata a questo Lorenzi che, in qualità di canone annuale, doveva ai Giudice la quarta parte omnium blavarum e la metà dei FICHI (da portare a sue spese, data la lontananza e in segno di ossequio, a Ventimiglia, nell'abitazione di quei potenti latifondisti)[...].
Tanta storia anche intorno a una pianta di fico, non l'avrei mai pensato.
Bartolomeo Durante scrive:
FICHI (FICHETI)
[...] La gran quantità, fino al '600, di coltivazioni di "fichi" (spesso detti "ficheti" in coltivazioni aggregate a "vigneti") era dovuta al fatto che per l'assimilazione di zuccheri (data la contrazione dell'apicoltura e della produzione di miele, molto più diffusa in epoca romana ed imperiale) per tutta l'età intermedia i ceti rurali e meno abbienti si valsero del frutto della pianta (appunto ricco di zuccheri) che tra l'altro, di per sè stesso, possiede notevole valore nutritivo e, essiccato, costituisce e soprattutto costituiva un alimento facilmente trasportabile nel corso di viaggi lunghi per via di terra e soprattutto per mare.
Grazie alla dott. Daniela Gandolfi dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera è stato possibile consultare l'ottocentesca relazione del Gallesio sulla tipologia dei FICHI DEL PONENTE LIGURE che rimandano ad una vicenda agronomica antichissima (per quanto talora l'ambiente risultasse danneggiato da calamità varie con conseguente carestia) e dei quali è stato possibile visionare, sui "Disegni dell'Archivio Piuma - Gallesio di Genova" gli ESEMPLARI TIPICI NELL'AGRO TRA VENTIMIGLIA E SANREMO tra XVIII e XIX secolo, esemplari comunque che rimandano a tipologie colturali talmente antiche che sulla origine o introduzione non si hanno tracce nemmeno nel '200, periodo in cui la coltura di queste piante sembra già una costante di consolidata tradizione agricola[...] .
Da questo link si può accedere alla specie di fichi coltivate sul territorio di Ventimiglia
Mentre da questo si può accedere a una galleria fotografica che ci fa scoprire alcune le specie coltivate nell'agro compreso tra Ventimiglia e Sanremo.
Sempre da Cultura Barocca possiamo leggere alcuni riferimenti di atti notarili risalenti al 1200
in cui si parla di fichi:
[...]Dal ducentesco notaio de Amandolesio si deduce come, per questi borghi, le proprietà fossero estremamente spezzettate, coi terreni confinanti quasi sempre appartenenti a 4 proprietari: e in tutti molte terre incolte venivano concesse ad plantandum (o ad medium plantandum ) ed in pastino, cioè furono gradualmente disboscate per favorire, in genere, la coltura delle VITI o degli alberi di FICHI (L. BALLETTO, Agricoltura e agricoltori a Ventimiglia alla metà del Duecento, in "Rassegna Storica della Liguria", (1974), n. 1, pp. 12-3).
Un peculiare contratto di locazione (ad laborandum = per doversi lavorare) aveva la durata di sei anni e l'esempio più significante fu quello stipulato in un atto (19-V-1258, in Ibidem, cart. n. 56, atto n. 207) da Oberto Giudice del fu Raimondo che, come curatore dei fratelli Giovanni e Marineto, appunto concesse ad laborandum a Guglielmo Lorenzi, per un periodo di sei anni, omnes terras cultas et incultas, aggregatas et non aggregatas, da lui controllate in valle Vervonis, a colla de Banchis usque ad acquam Vervonis ad eccezione di quelle già ad altri concesse ad plantandum.
Una vasta proprietà sull'attuale sito di Vallecrosia sino a Vallebona venne quindi affittata a questo Lorenzi che, in qualità di canone annuale, doveva ai Giudice la quarta parte omnium blavarum e la metà dei FICHI (da portare a sue spese, data la lontananza e in segno di ossequio, a Ventimiglia, nell'abitazione di quei potenti latifondisti)[...].
Tanta storia anche intorno a una pianta di fico, non l'avrei mai pensato.
A me i fichi non piacciono particolarmente, però la pianta è bella in tutte le stagioni con quei rami grigi intricati e lisci.
RispondiEliminaQuest'anno mi pare che le gemme siano un po' indietro rispetto al periodo in cui siamo.
Ciao Roberta.
C'è una diatriba, difficilmente risolvibile: se sia più antico il melo o il fico. Perché se è pur vero, almeno così dicono, che Eva mangiò la mela, poi, provando vergogna della sua nudità, coprì certe sue parti del corpo con foglie di fico.
RispondiEliminaRicordo ancora che buoni i fichi che vendevano a bordo strada a fine agosto in Sardegna... E quest'anno ci ritorno! :-)
RispondiEliminaAdoro i fichi! Ancor di più la marmellata di fichi!
RispondiEliminaI fichi sono una dolcezza unica, mi piacciono tantissimo!
RispondiEliminaAnche qui la fioritura è un po' in arretrato, violette bele come quelle che hai fotografato non ce ne sono ancora...
Pazienza, dovrò ancora aspettare.
Ciao Roberta, un caro saluto.
da me, la primavera, comincia a farsi vedere...saranno le varietà dei fiori, ma è un tripudio di colori e anche di profumi!
RispondiEliminaSono golosissima fi fichi e con tanta ansia aspetto il tepore della primavera.
RispondiEliminaBuona vita, Viviana