[...] Ai paesani si erano aggiunti molti partigiani, scesi dai monti. Tutti osservarono l'esodo delle truppe tedesche. Avevano avuto l'ordine di non intervenire, per cui si limitavano ad osservare la colonna dei camion e soldati diretti verso Pigna.
Poi lentamente, le colonne di soldati si andarono sempre più assottigliando finché l'ultimo camion passò. Intanto dal mare giungeva l'eco di scoppi, ma non si trattava degli Alleati bensì dei vari ponti che i genieri tedeschi rimasti alla retroguardia facevano saltare per ritardare l'avanzata delle truppe alleate.
- Ma non si poteva almeno impedire di far saltare i ponti? - chiese un vecchio ad uno dei partigiani che aveva una fascia rossa al braccio.
-Gli ordini sono di non intervenire.
Lo capii in quel momento: i due ponti del paese erano destinati ad essere distrutti e guardai.
Vidi un gruppo di soldati avvicinarsi ai piloni dove in precedenza erano state sistemate le cariche. Che cosa effettivamente facessero non lo so. Li vidi solo armeggiare, stendere dei fili e allontanarsi per raggiungere un riparo. Poi il primo botto. A saltare fu il vecchio ponte, che immetteva in paese. Nessuna piena l'aveva mai portato via. Bastò una carica di dinamite perché si afflosciasse su se stesso, quasi fosse stanco, intorbidando le acque del torrente sottostante. L'altro, il ponte nuovo, offrì una maggiore resistenza, tanto che l'onda d'urto arrivò fino a noi. Poi la calma, una calma assoluta discese su tutto così come la polvere si posò sui tetti, sugli orti e sui campi. Nessuno si mosse finché dall'alto delle mura del Castello dei Doria non si vide una bandiera bianca agitata da un soldato. Erano i genieri. Esaurito il loro compito, si arrendevano. Con loro cera Kurt. Aveva preferito darsi prigioniero piuttosto di continuare una guerra in cui non credeva più.
Poi, quel pomeriggio in paese fu il caos. Gruppi di partigiani mescolati ai civili gridavano, urlavano, si abbracciavano. La gente pareva impazzita. [...]
Fotografia del ponte vecchio fatto saltare dai tedeschi
Questo brano è tratto da I ricordi di Cirò di Marino Cassini, edizioni il Grappolo 1999. Il romanzo autobiografico scritto da Marino ci racconta la storia che abbraccia gli anni dal 1939 al 1946, è ambientato nel paese di Isolabona, suo paese natale. La storia di quel convulso periodo, viene raccontata con maestria dall'autore, riportando avvenimenti visti con l'ottica di un piccolo paese, apparentemente tagliato fuori dai grandi eventi, finché la guerra e ancor più la lotta di liberazione non lo investirono, costringendo i suoi abitanti ad una scelta.
Marino me lo ha regalato con altri suo romanzi per Natale. Leggendolo sono venuta a conoscenza di molti avvenimenti che durante il periodo della guerra hanno coinvolto il nostro piccolo paese. Una testimonianza importante con cui oggi ho voluto ricordare il 25 Aprile, l'epilogo di una terribile guerra che anche qui ha disseminato morte e odio. Per non dimenticare, ricordiamo tutti i caduti.
sabato 24 aprile 2010
Isolabona 25 Aprile 1945, i ponti vengono fatti saltare.
15 commenti:
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E poi li hanno ricostruiti come erano una volta?
RispondiEliminaDiciamo che si sono avvicinati molto.
RispondiElimina"Considerate se questa è una donna,
RispondiEliminaSenza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli"...
Molto suggestivo il brano tratto dal libro di Marino Cassini. Il racconto e insieme testimonianaza del proprio vissuto racchiude un valore che va ben oltre le belle parole di circostanza, per quanto sentite possano essere.
RispondiEliminaGrazie a Marino e a te, Rob!
Buon 25 Aprile.
Ciao Roberta, e un peccato vedere i disastri prodotti dalla pazzia di alcuni uomini, bisogna mantenere viva la memoria affinchè anche i piccoli sappiano quello che accadde e che prendano per esempio quello che mai dovranno fare. Ti ho risposto alla tua mail che mi hai inviato oggi, apri che trovi quello che cercavi.
RispondiEliminaBuona vita, Viviana
ciao carissima...buon 25 aprile anche a te
RispondiEliminamolto interessante questo post anche se forse mi sono persa l'inizio...
RispondiEliminabuon inizio settimana
^_____________^
Ciao Roberta,
RispondiEliminagrazie per essere passata dal mio blog. Interessante questo post.
Un abbraccio. Stefano (non Alessandro) di Semplici Conversazioni
Interessantissimo!!!
RispondiEliminaMolti particolari della guerra non si conoscono se non appunto per via di letture o racconti narrati da coloro che hanno trovato scampo!!!
Bisogna ricordare per capire!!!
Ciao Roberta cara grazie della visita è sempre un piacere!!!
Ti auguro una splendida settimana... un abbraccio forte!!!
una pagina di storia vera! grazie e buona serata!
RispondiEliminaUna importante testimonianza per non dimenticare.Da passare ai giovani perchè comprendano.
RispondiEliminaUn caro saluto
Il ponte vecchio fu ricostruito più o meno come prima. Quello nuovo no. Ho da qualche parte la vecchia foto che si potrebbe paragonare con quello presente ma sono in viaggio.
RispondiEliminaCuriosità.
Il ponte antico di Dolceacqua non fu fatto saltare non perché l'ufficiale tedesco fosse particolarmente sensibile all'architettura romanica, ma perché su quel ponte non avrebbero potuto transitare i mezzi degli alleati.
interessante il tuo post.
RispondiEliminacomplimenti per il blog
saluti
S.
@Alberto: Non perchè il ponte vecchio di Dolcecqua non portava da nessuna altra parte???
RispondiElimina(Il giorno dopo l'alluvione del 66
su quel ponte transitarono molti mezzi di soccorso, e molte auto furono trainate nel borgo da mezzi dei pompieri.)
@Ino concordo con la tua tesi.
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